Cassandra Crossing

Nell’ultimo libro di Telmo Pievani ”Imperfezioni”, è scritto che, tra le congenite imperfezioni dell’uomo, c’è la sua incapacità di uno sguardo aperto ad un più ampio futuro.Ecco spiegato perché la povera Cassandra, inascoltata, gridava al vento quando profetizzava le disgrazie per i Troiani.

Immaginiamo, ora, che un’altra Cassandra ci dica che, se la temperatura del pianeta, per l’effetto serra, dovuto anche agli attuali standard di emissioni di CO2,  dovesse, nei prossimi 10 anni, elevarsi di 1,5°C, sarebbe un disastro. Si accelererebbe lo scioglimento, già in atto, dei ghiacciai, con un effetto a catena. Si eleverebbe il livello dei mari e vaste aree della terraferma, prossime alle coste, sarebbero sommerse dal mare. Avanzerebbe, in maniera ampia, il processo di desertificazione e siccità, che determinerebbe biblici esodi dalle terre più calde verso quelle più ”temperate” che nessuna politica di ”respingimento” ad oltranza o di chiusura dei porti potrebbe contenere. I fenomeni di tropicalizzazione, con tempeste alluvionali, si accentuerebbero oltre misura e la ”reazione violenta” della natura, con un nostro sistema economico-sociale lanciato a folle velocità verso lo sviluppo, sarebbe inarrestabile e irreversibile. Un po’ come quel treno nel film Cassandra Crossing lanciato verso il precipizio. 

Ma, in questo caso, la catastrofe annunciata da Cassandra non sarebbe gridata a un popolo ma alla Umanità intera: la fine di uno sarebbe il soccombere della specie… La fine dell’Antropocene come catastrofe dell’ Uomo.Noi imperfettamente aperti al futuro, allora danzeremmo sul presente, continuando, ”homo sapiens-sapiens”, ad interrogarci sulla esattezza o meno delle previsioni… sul grado di probabilità e attendibilità di quelle previsioni , a ”scommettere”… quasi che questa scommessa non fosse quel Tutto che è il giocatore stesso.

A queste ”Cassandre”, apriremo lo spazio di una sezione, nelle pagine del nostro sito. Pubblicheremo contributi ”liminari” e notizie che vorrebbero guardare, un po’ meno imperfettamente, a quel futuro prossimo che ci chiama, invece, ad una assoluta, ragionevole sfida con noi stessi…